per personale
front-office
per infermieri
- Ambulatoriali
- Allievi Corso di Laurea
per genitori di adolescenti

per difficoltà relazionali
in classe

Cercando Mr. Hyde
(Workshop per operatori dei SERT e di Comunità)

 

Un Laboratorio di Comunicazione per vivere meglio il corso I.P.

articolo pubblicato su Mondo Infermieristico, edizione italiana di Nursing World, rivista dell'ISIRI
(International Institute of Nursing Research), edizioni CEREF - Padova, n° 1 del 1996

 

 

 

 

 

CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLA COMUNICAZIONE
PER IL PERSONALE FRONT-OFFICE

 

Primo incontro

- simulazione "La richiesta impossibile"
- analisi dell'accaduto
- richiesta esplicita/richiesta occulta
- esercizi di incontro: prime microsituazioni
- introduzione al Metodo Strasberg
- evidenziazione delle capacità comunicative non verbali
- prime considerazioni su linguaggio e stereotipo
- stereotipi, strutture e megastrutture aziendali

In questo incontro sono stati esemplificati alcuni stereotipi relazionali individuali e di gruppo, illustrando come essi tendano a negare complessità e molteplicità, nei rapporti come nelle strutture. Sono stati inoltre illustrati alcuni elementari moduli di comunicazione non verbale, e alcune microsituazioni di conflitto.

Secondo incontro

- completamento degli esercizi di incontro
- illustrazione di RS e RE, e delle loro implicazioni emotive
- simulazione "La prassi scavalcata": variazioni in funzione di RS e RE
- analisi dell'accaduto e dei vissuti
- verifiche stereotipo/conoscenza
- le 10 parole dell'Utente
- le 5 parole dell'Utente Fetente
- le 5 parole di Sant'Utente
- le 10 parole dell'Operatore
- le 5 parole dell'Operatore Cattivo
- simulazione "Quando il Buono e il Cattivo si incontrano"
- considerazioni sul rapporto tra mansioni, funzione e stereotipo del p/u e dell'operatore

E' stato fatto uno studio sui "rapporti di forza" e su come influenzino anticipatamente le relazioni fra i soggetti, e di come la comunicazione metta bene in evidenza le caratteristiche di tali rapporti, anche quando non sono espliciti, rendendoli osservabili dall'esterno. Prima ricerca sullo stereotipo di un soggetto esterno: l'Utente. E' stato possibile evidenziare che il comportamento dell'utente varia con ben precise costanti, ricavabili dal contesto formato dal tipo di problema di cui è portatore, dalla prestazione richiesta e dalla possibilità di contrattarne o meno l'erogazione: di conseguenza, operatori che da molto tempo lavorano presso lo stesso reparto hanno un'idea di utente diversa da quella di chi lavora in un altro. Il verificare l'esistenza di tale "pregiudizio a determinazione ambientale" è stato uno dei primi passi verso una relativizzazione dell'opinione dei singoli.

Terzo incontro

- sociogramma "L'ambiente di lavoro"
- valutazione dei risultati: considerazioni sulle relazioni tra i gruppi componenti l'ambiente di lavoro
- brainstorming: "Le parole dei soggetti dell'ambiente lavorativo"
- le relazioni emergenti
- l'autoimmagine, gli stereotipi, i colpevoli, gli innocenti
- processo all'imputato e processo ai processi

L'utilizzo del sociogramma ha consentito la messa in evidenza di diversi e contraddittori atteggiamenti nei confronti dell'ambiente "al di qua dello sportello". Il successivo brainstorming sulle singole voci in esame ha messo ulteriormente in luce diversi aspetti di tali rapporti, soprattutto nei confronti di medici e dirigenti. In particolare si è poi approfondito il concetto di "emergente" e sulla sensatezza o meno, all'interno di una grande struttura aziendale o sociale, del cercare innocenti e colpevoli vs. una analisi dei processi che portano al compiersi di eventi negativi, disfunzioni, ecc., e di come la comunicazione, in questi casi, presenti specifiche caratteristiche.

 

Quarto incontro

- comunicazione e metacomunicazione
- simulazioni su conferma/rifiuto/disconferma
- considerazioni su relazioni individuali e tra gruppi, riferite alle analisi sull'ambiente di lavoro
- simulazione "L'Avvocato del Diavolo"
- simulazione "Il processino in Direzione Sanitaria"
- considerazioni sulla conoscenza reale della propria figura professionale, del proprio ambiente di lavoro, della struttura organizzativa e del suo funzionamento
- considerazioni su identità professionale assente, misconoscenza ambientale e conseguenze relazionali e comunicative

Durante questo incontro sono state precisate le tre fondamentali dinamiche comunicative, riferendole sia all'ambito personale che a quello gruppale e intergruppale. In seguito si è iniziato un lavoro di verifica della conoscenze reali e degli stereotipi e pregiudizi rispetto all'ambiente di lavoro, particolarmente diretto al rapporto con la Direzione. E' risultata una conoscenza alquanto approssimativa dell'insieme, compresa la propria identità professionale: è venuto quindi spontaneo considerare quanto la mancanza di informazioni renda difficoltoso e soggetto ad errori il comunicare, e le implicazioni emotive che ne derivano. Quinto incontro -l'utopia possibile: ricerca in gruppi sui propri bisogni, su quelli della struttura e su quelli della Direzione - classificazione dei bisogni - discussione delle analisi dei gruppi E' stata fatta una serie di ricerche di identità tramite i bisogni, con l'obiettivo di evidenziare possibilità e incompatibilità. Identificare tramite i bisogni consente di vedersi "dall'esterno" senza farsi troppo condizionare dal proprio stato emotivo: analoga operazione si può fare nei confronti di interlocutori che, a torto o a ragione, siano considerati poco attendibili.

Sesto incontro

- termina la classificazione dei bisogni
- discussione sulle funzioni degli organismi rappresentativi in relazione all'identità professionale
- sindacato sì o sindacato no?

A questo punto era necessario parlare di quel ben radicato soggetto che è il sindacato, croce e delizia dei lavoratori dipendenti e -mi si consenta- anche di sé stesso. Discussione vivacissima, che ha ulteriormente evidenziato le carenze comunicative e la scarsa circolazione delle informazioni in merito, e quindi il supplemento di difficoltà e di carica emotiva.

Settimo incontro

- il dirigente: com'è e come dovrebbe essere
- ideazione di un corso di formazione per un primario
- considerazioni su identità professionale e possibilità di interazione scevre da stereotipi
- ideazione di formazione e aggiornamento del personale amm.vo di reparto e F.O.
-responsabilizzare vs. ordinare: le rispettive dinamiche relazionali e comunicative, e le loro implicazioni emotive e formative

Questo incontro si prefiggeva l'obiettivo di utilizzare le informazioni dai singoli vissuti professionali, scartandone la connotazione emotiva, per fare un "viaggio" all'interno dei problemi che un dirigente, un primario e un collaboratore amministrativo possono incontrare e che devono essere messi in condizione di risolvere, ognuno nel suo specifico ambito di competenza, tramite un progetto di formazione di queste figure professionali, basato sulla ricerca e sull'analisi dei bisogni.

Ottavo incontro

- le trappole del linguaggio
- lo "sporco trucco" e il suo meccanismo comunicativo
- stravolgimento del significato di una stessa informazione o gruppo di informazioni ottenendo significati opposti: esercitazioni pratiche

Nono incontro

-le trappole del linguaggio 2
- l'esercizio di stile
- l'informazione nei passaggi soggetto- oggetto: esercitazione pratica
- la strategia dello scambio di livello

Lo strumento del linguaggio verbale è molto meno addomesticato e addomesticabile di quanto sembri: la diversa organizzazione degli stessi dati, lo scambiare i livelli relazionali, l'introdurre disconferme camuffate da critiche costruttive sono alcune fra le più importanti strategie, e anche le più usate, nel quotidiano gioco dello scambio di informazioni numeriche e analogiche. La serie di esercitazioni sull'uso e il riconoscimento di queste strategie ha l'obiettivo di aiutare a mantenersi in condizioni di "ascolto attivo" in situazioni a forte connotazione emotiva, esplicita o latente.

Decimo e undicesimo incontro

- organizzare un pensiero è creare l'identità
- lavori del gruppo per la sintesi del percorso svolto
- produzione di uno schema finale

Riesaminare il percorso e produrre uno schema ha l'obiettivo di organizzare la memoria di ciò che è stato fatto rivedendo anche le prime esperienze fatte durante il corso alla luce di quello che si è imparato più di recente, e di uscire dall'ambito del meramente episodico per toccare con mano quali nuove diverse strutture di analisi si possano utilizzare per capire e affrontare le proprie situazioni professionali, abbandonando stereotipi di causa-effetto relazionali e comunicativi, e cercando la "giusta distanza" fra identità personale e identità professionale.

Dodicesimo incontro

- incontro congiunto dei 3 gruppi
- confronti di schemi e progetti
- esercitazione pratica: si affronta il problema del nuovo referente dei collaboratori amministrativi

Durante quest'ultimo incontro i tre gruppi, congiuntamente, hanno fatto una sorta di "esercitazione pratica", analizzando le possibili dinamiche e risposte inerenti al cambio di referente, innovazione vissuta come un'ennesima disconferma da parte della D.S. Notevole è stato lo sforzo di superare il sentimento di frustrazione per andare a cercare non solo le migliori strategie di rapporto, ma anche di verifica del problema, per vedere se è il cambio in sé a generare un malcontento su cui si innestano aspettative di rapporto in negativo, o se in questo sentimento è la negatività generale del rapporto con la struttura aziendale a generare fantasmi più o meno catastrofici.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

Sin dal primo incontro ho avuto l'impressione, pienamente confermata in seguito, che il personale con cui avevo a che fare, per caratteristiche dovute a) alle disparate provenienze -vedi il riciclaggio del personale da situazioni dismesse - b) all'eterogeneità degli interlocutori c) a una sorta di indecidibilità dell'identità professionale, vivesse in un'aura di rancore diffuso la propria situazione di lavoro, senza però andare oltre nell'analisi della stessa.
Come inevitabile complementarietà a tale risentimento, un'immagine del proprio ruolo professionale decisamente parziale, con connotazioni vittimistiche, spesso in contraddizione con il desiderio, peraltro legittimo, di realizzarsi in maniera soddisfacente nello svolgimento delle proprie mansioni, al servizio del pubblico, del personale medico e paramedico, in una situazione aziendale in via di trasformazione che, in quanto tale, non può non generare una certa ansia per il futuro.

Ciò non toglie comunque nulla al fatto che la "distanza dai valori aziendali", vero nodo da affrontare tramite il corso, sia un problema assai più datato della trasformazione aziendale in oggetto, come altrettanto datate ed articolate sono le analisi sul burn-out, sulla motivazione, sull'organizzazione, e di ognuna di queste le tendenze, le impostazioni e le implicazioni.
Con tutto il doveroso rispetto per il fondamentale lavoro che altri hanno svolto e svolgono, ho preferito utilizzare al massimo il rapporto diretto con le persone e con il loro vissuto lavorativo, con il loro quotidiano, per cercare di capire e far capire quali relazioni esistano fra esse ed il loro ambiente di lavoro, e come tali relazioni si possano evidenziare rapidamente tramite lo studio delle dinamiche comunicative.

A cosa può servire uno studio del genere? Sostanzialmente a verificare se i modelli di riferimento di queste relazioni, così contraddittorie come si presentano, sono veritieri o parzialmente o totalmente falsi, e quale sia la diffusione e l'importanza di tali stereotipi nel predeterminare le relazioni fra i soggetti, sia a livello personale che tra gruppi omogenei. E' un lavoro assai delicato portare qualcuno alla verifica delle proprie opinioni senza urtarne la suscettibilità, facendo soprattutto in modo da far nascere dubbi e discussioni all'interno del gruppo di lavoro senza manipolare alcuna informazione, alcun dato.

Era d'altra parte fondamentale una verifica a 360° delle informazioni sul proprio ambiente lavorativo a disposizione di ognuno: il quadro di incompletezza risultante da ciò che veniva a volte proposto come un'inconfutabile verità è stato il primo passo verso una revisione non solo di concetti e opinioni ma anche dell'atteggiamento nei confronti del pubblico, dell'entità aziendale e dell'identità professionale.
Tuttavia questo revisionare non era tanto il fine, quanto un mezzo, un'esercitazione pratica in cui si impiegava l'osservazione delle dinamiche comunicative durante le manifestazioni del quotidiano, con l'intento di fare un viaggio nella realtà aziendale vista da un'angolazione meno parziale, più ricca, di quella solitamente usata.
Conoscere e accettare tale complessità come frutto della storia di un ambiente partecipato in prima persona, e non come il parto diabolico di un'entità persecutoria ha posto le basi per elaborare e arricchire ulteriormente questa posizione, iniziando una riflessione/osservazione del proprio "sé aziendale", su quali bisogni e possibilità si potevano estrapolare in relazione all'ambiente di lavoro, ai colleghi, agli utenti.

Ciò ha senz'altro giovato, e in tempi relativamente brevi, alla disponibilità nei confronti del pubblico, ma pur mitigandolo non ha certamente estirpato un atteggiamento pregiudizialmente negativo nei confronti della dirigenza: questione alquanto spinosa che meriterebbe, a mio avviso, una serie di analisi e riflessioni più articolate e approfondite di quanto in questo breve scritto sia possibile fare. Trovo comunque significativo che la necessità di tale discussione sia stata più volte espressa dai corsisti, che se da un lato vivono questo antagonismo come valvola di sfogo dei propri malumori (cosa tra l'altro assai comune), dall'altro hanno potuto rendersi conto di che limitazioni esso ponga, caricando emotivamente qualsiasi episodio e trasformandolo da possibile confronto in sicuro scontro, pregiudicando ogni possibile evoluzione in positivo.

Alcune strade sono aperte, dunque, e un'aspettativa è innescata, per verificare se queste "attenzioni" (leggi "corsi di aggiornamento") sono un segno evolutivo o un gioco alla panacea che mascheri tutti i mali, lasciando il complesso più o meno invariato: trovo quindi della massima importanza non smentire questi segnali positivi, rinforzando i segnali di attenzione e di ascolto. Carico senz'altro oneroso specialmente nella situazione attuale, ma indispensabile per attivare una comunicazione "sana", accettabilmente scevra da pregiudizi e irrigidimenti gratuiti tra base e vertice, naturale complemento e supporto di una concreta e non formale partecipazione ai valori e agli obiettivi aziendali.

 

 

 

CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLA COMUNICAZIONE
PER IL PERSONALE INFERMIERISTICO AMBULATORIALE

Durante il corso, che si svolge in 10 incontri a cadenza settimanale della durata di 4 ore ciascuno per ogni gruppo di corsisti, verrà svolto un lavoro di ricerca, messa in evidenza e discussione delle problematiche inerenti, dal punto di vista relazionale e comunicativo, ai temi che verranno sinteticamente illustrati qui a seguito.

Il rapporto col paziente e con l'ambiente di lavoro

Prendendo spunto da un'aneddotica sulla propria vita professionale prodotta dai partecipanti, verranno eseguite simulazioni sui diversi "casi possibili" ritenuti emblematici delle dinamiche relazionali operatore/paziente e operatore/operatore. I vissuti e le problematiche emerse durante l'esecuzione di questi role-playing costituiranno il principale campo di indagine e di riferimento per tutta la durata del corso, con l'obiettivo di verificare come, durante il quotidiano dell'IP, avvenga la gestione della relazione d'aiuto e con quali implicazioni.

L'analisi della situazione: il contatto e il conflitto

Studio teorico e pratico della S.E.C. (Situazione Elementare di Conflitto), secondo L.Strasberg, con esercitazioni su: l'incontro, il contatto, la richiesta, la risposta, la motivazione. Esercitazioni pratiche di "lettura" delle simulazioni secondo lo schema di osservazione desunto dalla S.E.C. I linguaggi, le domande e le risposte Studio ed esercitazioni su linguaggio e metalinguaggio (verbale, mimico-facciale, prossemico, gestuale, tonale) e, riferendosi agli scritti di Watzlawick, Beavin e Jackson sulla Pragmatica della Comunicazione Umana, studio e illustrazione delle modalità di conferma/rifiuto/disconferma. Studio ed esercitazioni sulle strategie elementari del linguaggio verbale, e loro significato contenutistico e relazionale.

L'immaginario, l'ideale e il reale

Valutazione e verifica dell'autoimmagine professionale. Il rapporto e la comunicazione tramite stereotipi, e il superamento dello stereotipo mediante l'ascolto attivo: studio delle relazioni con l'ambiente di lavoro e con i pazienti, tramite le modalità comunicative che emergono durante le simulazioni.

Quando è il corpo a parlare

Esercitazioni basate sul contatto fisico, con l'obiettivo di aggirare le barriere e le resistenze opposte tramite la "razionalizzazione selvaggia" dei problemi posti dalla relazione d'aiuto.
Verranno effettuate anche, con lo stesso scopo, sedute di stimolazione dell'immaginario, utilizzando una tecnica teatrale che presenta alcune analogie col training autogeno. I cinque punti che ho sommariamente presentato verranno approfonditi e sviluppati non tanto singolarmente, quanto un'integrazione reciproca e secondo tempi e modi variabili in funzione dell'iter e delle dinamiche interne del gruppo, in una parola della sua identità.
Verranno effettuate anche sedute di brainstorming, con l'obiettivo di mappare ed evidenziare l'immaginario del gruppo rispetto alle problematiche via via emergenti, valorizzando e dando spazio al patrimonio esperienziale di ogni partecipante. Per il corretto svolgimento del corso è indispensabile avere a disposizione:

- una grande aula sgombra dai banchi
- sedie per tutti i partecipanti - una lavagna
- uno o due tavoli di media grandezza
- un lettino per visite ambulatoriali
- materassini ginnici per tutti i partecipanti

Si raccomanda inoltre che ogni gruppo di corsisti non superi in nessun caso le 15 unità. Una scheda questionario va distribuita a tutti i partecipanti almeno 25-30 gg prima dell'inizio del corso e che mi deve essere riconsegnata due settimane prima di incominciare gli incontri.

IL PERCORSO

Primo incontro

- Presentazione e domanda: cosa vi aspettate da questo corso?
- Spiegazione delle regole della simulazione
- Simulazione "La richiesta impossibile"
- Analisi dell'accaduto: cosa è successo, cosa doveva succedere, come farlo succedere
Secondo incontro
- RS ed RE: il sociale, l'emotivo, la contrattualità intra ed extraspecifica
- La lettura della contrattualità attraverso le modalità comunicative
- Simulazione "La prassi scavalcata"
- Azioni e reazioni durante il conflitto: costi e ricavi in guerra e in pace
Terzo incontro
- Simulazione "Il paziente aggressivo"
- Pugno di ferro vs. proposte relazionali
- Le modalità di conferma/rifiuto/disconferma
- Comunicazione e metacomunicazione
- L'imposizione del paradosso tramite RS
Quarto incontro
- Sociogramma "L'ambiente di lavoro"
- Brainstorming sulle voci del sociogramma
- Valutazioni e considerazioni sui risultati
-Esercitazioni sull'immaginario: quando l'immaginazione ci svela una sconosciuta ovvietà
Quinto incontro
- Simulazione "Il malocchio"
- Le proposte relazionali: dal baratto all'accettazione e gestione dell'emotività del paziente e dell'operatore
- Il contatto fisico: quante cose sa dire una mano?
- Toccati da un estraneo
Sesto incontro
- Le trappole del linguaggio 1: le versioni diametralmente opposte
- Una domanda vecchia: cosa vi aspettate da questo corso?
- Una domanda nuova: cos'è l'autodifesa?
- Valutazioni dei corsisti sul percorso finora svolto
Settimo incontro
- Le trappole del linguaggio 2: l'esercizio di stile
- Simulazioni prodotte dai corsisti
Ottavo incontro
- L'Avvocato del Diavolo
- Simulazioni prodotte dai corsisti
- La circolazione delle informazioni tramite il gruppo dei pari
- Interlocutori o parafulmini? Le disconferme tra base e vertice
Nono incontro
- L'identità professionale e l'Azienda Ospedaliera
- Diritti, doveri, terrori veri e falsi
- Le interazioni base-base e base-vertice
- Quando il gruppo dei pari si attiva per prevenire gli scontri
- Breve (e dolente) storia dell'evoluzione sindacale
Decimo incontro

- Indagine ed esercitazione pratica su margini di rischio, conoscenza e misconoscenza degli interlocutori
- Il Percorso: traduzione del lavoro svolto in indicazioni pragmatiche di comportamento in situazioni di conflitto e/o di crisi
- Questionario finale di valutazione del Corso

 

CONSIDERAZIONI FINALI

E' praticamente inevitabile, quando si lavora con le tematiche di lavoro degli operatori sanitari, un coinvolgimento a 360 gradi dei vissuti professionali e personali, e delle forti implicazioni emotive che, come animali in trappola, cercano con molta energia e poco costrutto di trovare una via d'uscita, andando ad alimentare quella malcelata animosità di fondo che caratterizza, da sempre, la condizione della maggioranza dei lavoratori dipendenti: nulla da eccepire sul fatto che sia storicamente ed ambientalmente giustificata, ma non è difficile sollevare obiezioni sulla sua attuale incompatibilità con un "pensiero operativo", vale a dire con la ricerca di soluzioni che economizzino al massimo gli scontri frontali base-vertice con tutto vantaggio delle parti che compongono, nel nostro caso, la realtà del servizio sanitario, utenza compresa.

D'altra parte, un Corso sulla Comunicazione non può servire ad insegnare "trucchi" per zittire il prossimo con l'eleganza e l'imprevedibilità di un colpo di judo, cosa che invece un buon numero di corsisti si attendeva: mi è stato esplicitamente richiesto di insegnare un metodo per "ribellarsi senza rischiare sanzioni", "insultare senza che sembri un insulto", "pareggiare i conti con i superiori dimostrando di aver ragione", "ridurre al silenzio i pazienti aggressivi e gli scocciatori".
Tutto sommato non c'era nulla di inatteso, in queste richieste: sono stato invece piacevolmente sorpreso dalla grande curiosità e voglia di imparare e confrontarsi espressa dalla quasi totalità dei partecipanti, che (a malincuore) rinunciando a propositi di vendetta hanno iniziato sin dal primo incontro ad esprimersi vivacemente sulle tematiche proposte da me nella prima metà dei lavori, e poi da loro, con un buon livello di autonomia, nella seconda.

Perché questo accadesse ho utilizzato i primi sei incontri per un'illustrazione didattica di elementi e funzioni della comunicazione, parallelamente alla trattazione di specifici conflitti che si verificano nell'esercizio della professione infermieristica: conflitti di coscienza, etici, pragmatici, dei quali ogni corsista poteva parlare in totale libertà, tenendo contemporaneamente d'occhio i significati e le implicazioni del proprio agire e sentire in relazione al gruppo dei colleghi, ai pazienti, ai dirigenti e al complesso aziendale.

Vi sono stati momenti di forte intensità (anche emotiva), che mi hanno confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, le notevoli potenzialità inespresse e il grande bisogno di uscire dalla parcellizzazione di queste persone. Appare contraddittorio parlare di isolamento in una realtà aziendale numericamente rilevante come il S.Anna, eppure (e neanche questa è una novità) operatori che da anni vi lavorano hanno una conoscenza molto superficiale sia dei colleghi, sia della struttura che del suo funzionamento e della sua regolamentazione interna: in più occasioni sono emersi problemi vecchi di anni, che hanno trovato accoglienza e risoluzione tramite i contributi di esperienza e conoscenza della discussione in gruppo.

E' stato quindi senza scosse il passaggio ai temi proposti dai partecipanti, che hanno utilizzato gli spazi di discussione per cercare, se non soluzioni, almeno informazioni ed impostazioni corrette riguardo ai problemi di servizio, di rapporto con l'utenza e con l'ambiente di lavoro.
Questo processo di ricerca di informazioni attraverso l'ascolto attivo, l'attenzione continua, l'utilizzo corretto degli schemi di riferimento, la ricerca dell'interlocutore appropriato, il rifiuto dello stereotipo, l'osservazione di sé e degli altri, costituisce l'obiettivo del corso: non è un metodo per vincere i confronti, è un diverso porsi rispetto ai problemi propri e altrui che consente una risposta personalizzata in entrambi i sensi, e al tempo stesso osservante delle regole della civile convivenza.

Quanto questo obiettivo sia stato raggiunto e quanto abbia già influito sulle prassi di servizio lo si può desumere dai questionari di valutazione del corso (che allego a questo breve scritto) compilati dai partecipanti durante l'ultimo incontro: significativo è osservare come, spontaneamente, alcuni propongano una verifica dell'efficacia delle indicazioni comportamentali a distanza di qualche mese, tramite valutazioni e riscontri da fare in gruppo: è un segnale importante di una ricerca di identità professionale saldamente integrata con la propria sfera personale, salva da pericolose confusioni senza rinunciare alle proprie individuali risorse non solo per ciò che riguarda la relazione d'aiuto con i pazienti, ma tenendo in considerazione il sostegno e l'attenzione verso i colleghi, e più in generale alle persone che si trovano a condividere l'attuale doppio carico dovuto alla quotidiana prassi lavorativa e alle trasformazioni aziendali in atto, queste ultime generatrici di particolari e difficilmente arginabili stati di ansia.

Può far sorridere questo aspetto, ma invito lo staff dirigenziale a non sottovalutarne le possibili (e non certo positive) implicazioni comportamentali per gli operatori, che seppure corresponsabili della diffusa cortocircuitazione informativa dovuta (anche) a decenni di delega in bianco a organizzazioni sindacali più o meno credibili, meritano di essere correttamente e tempestivamente informati di tutto ciò che li riguarda, di poter agevolmente individuare e incontrare interlocutori adeguati ai bisogni di cui siano portatori, di non dover rincorrere notizie fantasma utilizzabili poi ad arte a scopi pseudoterroristici da chiunque abbia interesse a farlo.

A mio avviso, per non disperdere i risultati ottenuti, è necessario da un lato istituire appositi e preparati referenti per l'informazione aziendale, dall'altro seguitare a prendersi cura degli operatori dal punto di vista formativo relazionale, in modo da rinforzare e confermare il segnale di attenzione nei loro confronti dato con questo Corso sulla Comunicazione e con quello precedente, indirizzato al personale front-office e tenutosi dal gennaio all'aprile '95. Impegno senza dubbio oneroso, ma indispensabile per attivare su più lati una comunicazione che allontani lo stereotipo e il pregiudizio come unici riferimenti rispetto all'universo aziendale e alle modalità di prestazione ed erogazione dei servizi, obiettivo raggiungibile non con la bacchetta magica, ma con una costante attenzione, oltre che ai numeri, alle persone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Comunicazione e la Relazione d'aiuto
Seminari di 8 ore per allievi del Corso di Laurea in Infermieristica
svolto nel 2011 a Novara presso l'Università de Piemonte Orientale " Amedeo Avogadro"

 

Questa serie di seminari mi è stata richiesta dall’Università di Novara per circa 160 allievi del Corso di Laurea in Infermieristica, allievi che ancora dovevano iniziare il tirocinio nei reparti.

La difficoltà era, quindi, nel trovarsi a lavorare con persone completamente a digiuno di esperienze che non fossero personali, e di conseguenza portatrici di un immaginario privo di riscontri oggettivi (ben diversamente saranno strutturati gli incontri previsti per il prossimo anno accademico, quando un lungo periodo di tirocinio sarà già stato compiuto dagli allievi).

Non che questa loro caratteristica pregiudicasse ogni possibilità di intervento, ma mancando un terreno esperienziale, sul quale innestare tanto il confronto quanto la parte didattica, è evidente la necessità di informare (e formare) senza creare aspettative e pregiudizi rispetto all’attività di tirocinio, e alle relazioni con l’utenza e con il personale operativo.

Dal punto di vista didattico gli obiettivi erano:

Dal punto di vista formativo gli obiettivi erano:

 

PROGRAMMA